Articoli con tag pinkwashing

la pop e noi: hey transfrocia! scaldati il ​​cuore, l’ariston brucia

ciau amix, una freek vorrebbe dirvi questa cosa, a partire dalla sua storia ed esperienza persoanale

 

lou si spoglia per capire se è invisibile davvero
o se è solamente vero che lou è un bastardo solo
si dà botte tra la gente per mostrare che è esistente
lou si sente sempre solo bastardo figlio del niente
(prozac +, angelo, 2000)
ah com’è bello il corpo transfrocio
appetibile, glamour, translucida, poca carne innestata su apparati scheletrici. sacchi di dollaroni inversamente proporzionali al peso, a seconda dell’inflazione
per molto tempo mi sono interrogata sul perchè il corpo transfrocio sia uno dei migliori esempi del trend setting capitalista almeno da cinquant’anni. questo corpo è tutt’ora campo di battaglia principe per la sperimentazione del consumo.
la nostra materialità, substrati di carnepomodoro e glitter, è da molto tempo oggetto di targetizzazione da parte del mercato, e viceversa dal mercato è costruita: chi nasce prima, la frocia che, pur produttiva capitalisticamente, ha genitali socialmente sterili ed è pronta a consumare l’ultima mise d’alta moda, o la moda, avvitata sulle sue esili spalle, essenziale ingranaggio nel completamento del mostro cyberglamour?
il corpo maschio gay, che quella cosa zozza da fuori non si vede, almeno finchè non lo dice, che non ha famiglia quindi ha soldi da spendere e tempo per se stesso, e che non potendo rispecchiarsi nella norma fa appello ad idoli, icone, modelli di successo a cui possa quantomeno avvicinarsi: un corpo, e una frontiera di conquista. su questo stereotipo becero fa scommesse il mercato, dimostrando ancora, se fosse neccessario, stereotipi di omofobia sociale.
lou si spoglia e i prozac + chissà forse potevano pure capitare sul carpet dell’ariston di sanremo. amavo moltissimo i prozac, la loro semplicità fatta di rime tronche, droga e nichilismo, in una pordenone spettrale, tossica, residuo industriale. la voce di eva e i temi sessuali-paranoici rendevano il loro punkrock traslucidamente queer, perlomeno  se confrontato col muscolare punk-hardcore o il college punk esplicitamente cazzone dei tempi. mi perdonerete l’interpretazione, ma voglio pensare oggi che lou, lo spacciatore protagonista della canzone citata qui sopra, si approssimi dolcemente al pronome “lu” che oggi transfem queer usano per il neutro. nè uomo nè donna nè altro: angelo, sexy e asessuat.
ascoltare i prozac + 25 anni fa era una bandiera: da una parte noi feticisti delle chitarre, “sono un’immondizia, puzzo“. dall’altra i normaloidi, praticamente tutto il resto del mondo nelle sue sfumature da giovanardi a mara venier.
ascoltare george michael 25 anni fa era una bandiera: da una parte tu piccolo frocetta solo relegat nella tua stanza, a chilometri e chilometri da un pompino. dall’altra gli eteronormati che nuotano nell’acquario delle relazioni amorose, famigliari, sociali: sicuramente laura pausini cantava esattamente di questo su raiqualsiasi la domenica pomeriggio.
è questo il banalissimo meccanismo della costruzione dell’icona gay: dare speranza e positività consumista a piccol transfrocie, ai fini del profitto dell’industria dello spettacolo. è forse giunta l’ora dell’iconoclastia?
e lou si spoglia per capire se è invisibile davvero e così le transfrocie mettono a nudo i loro hardware più sexy, a palesare la loro ob-scenità dal palco eterocisbianco.
lou si è chiamato david bowie, l’alien che tutte avremmo voluto leccare, lou si chiamava grace jones, erinne degenere contro il binarismo di genere, lou era ancora frankie knuckles, custode acido del paese delle technomeraviglie. sono alcune mostrose favole queer, le cito per rimanere sul piano dell’eclatante. avevano un’importate peculiarità: agganciarono l’ano della cultura musicale e la trascinarono verso le terre inesplorate dell’avanguardia, del meticciato, appunto dell’osceno. lo fecero di proposito, ed è questa la differenza sostanziale con gli appetibili trend della queernes odierna: la volontà, il potere di corrompere, l’iniziativa. e la loro frocitudine riluceva troppo accecante, e moltissima splendette su di noi abitanti di urano, ma qualche altro raggio inevitabilmente si posò sul capitale.
pochi esempi di sussunzione del capitale sono così emblematici come la messa a profitto della queerness. gaga gay icon for the money, in cima alle top chart mondiali suona gratis per tutt lu astanti dell’europride romano del 2011, in visibilio la comunità lgbt* la omaggia coi propri sesterzi, in un circolo infinito che al mercato della plastica tuo padre comprò.
anche sanremo non è da meno. è più da eni: campeggia infatti tra i banner sponsor del festival il logo di una delle più infami aziende italiane che ha fatto fortuna con sfruttamento energetico in africa, alimentando i conflitti in nome del profitto. sui cartelloni pubblicitari del festival un logo letteralmente verde… avoglia ad essere irritat dalla neolingua, cazzo usate l’inglese, siete incomprensibili.
greenwashing, pinkwashing, rainbowashing insomma una bella doccia fredda di merda molto colorata.

e quindi siamo tutte figlie di puttana, anzi no! di loredana, nel gran gioco del significante sottinteso, spoiler: è sempre il cazzo. e, guarda alla tele sorella! malgioglio vestito neroviola anarcoqueer, rivoluzione! eppure ricordavo che the revolution will not go better with Coke, the revolution will not be televised. persino il burqa è di gucci, brand che ha sdoganato la queerness, o viceversa non ricordo più bene.
anche quest’anno sanremo promette di essere gheifriendli, portando nei salotti di nonna la comunità lgbt* rispettabile, tanto cara alle mamme liberali, per mostrare a papà che in fondo in fondo i gays sono proprio come noi eteris, omonormali.
anzi babbo guarda c’è drusilla foer! ecco vedi lui ad esempio è ricchione però attento è italianissimo, ed è praticamente un borghese che prende a piene mani la cultura proletaria drag impersonando una donna aristocratica. un bell’ottovolante, apoteosi della rappresentazione del rassicurante gay perbene. una nobile a disposizione della massa, un modello gay cui dovremmo aspirare tutt. Per dirla in maniera forbita, un esempio calzante di elitismo di massa
“[…] un sentimento ossimorico su cui fa leva la pubblicità. i prodotti più ambiti sono <<in esclusiva per tutti>>, a prezzi popolari ma ricercati
[ippolita, gruppo di ricerca indipendente e interdisciplinare che si occupa di tecnologie digitali e filosofia della tecnica, “nell’acquario di facebook”, ledizioni 2020, nota 12 pg76]
anche tu puoi pensarti borghese anzi élite, accendendo il tuo dispositivo televisivo in prima serata nell’evento gemma della kermesse commerciale televisiva nazionale da 72 anni
sia ben chiaro: non colpevolizzo nè colpevolizzerò mai le transfroce cui la musica pop ha cambiato tutto. sono un punkrocker, e pochi generi sono pop come la punk. so bene che la musica può salvarti la vita.
punto 21 dita contro industria culturale, televisiva e discografica, su chiunque banchetti sulle nostre soggettività.
alla transfrocia involontariamente senza comunità dico: non sei sol! vieni da noi, passa al lato freek della forza, abbiamo i cockies.
qualcosa sta cambiando, e sempre più lu artist queer sviaggiano nella loro creatività cercando anche di cambiare materialmente la vita alle loro sorelle. lo dimostrano ad esempio le iniziative nate sulla pi importante piattaforma di musica underground al mondo, bandcamp. se persino un genere musicale tradizionalmente nazista come il black metal produce compilation a sostegno di popoli oppressi e comunità lgbt*, giovani artisti trans ne producono altre, in sostegno ad altr giovani trans.
sta a noi bastard figli* del niente riappropriarci della musica e lottare in questa peculiare battaglia culturale.
qui a torino aspettiamo con cupidigia uno degli eventi del pop mondiale, l’eurovision.
e sarà sempre, amore e rabbia
queer, not queerness 

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CAGNE IN FROCESSIONE

CAGNE IN FROCESSIONE contro padre, patria e padrone. questa la fascissima trinità che con euforia degenere, oscena bellezza, amore e rabbia abbiamo fatto a brandelli lo scorso 10 luglio durante la lunga frocessione che ha dissacrato le strade di torino. in continua allerta transfemminista queer ballerina, migliaia di persone si sono riversate splendenti nelle strade, mostrando anche quest’anno l’urgenza di prendere spazio e parola, agire la nostra perversa immaginazione, sovvertire la norma partendo da noi e parlando di noi, senza multinazionali come sponsor/servizi d’ordine/sbirraglia arcobaleno/politicanti liberal a caccia di voti. dieci stazioni della via fro.cis e più di venti interventi (non siamo davvero riuscit a contarli, l’urgenza di narrare, narrarci, denunciare e sognare è stata ed è tracotante). abbiamo sculettato, ci siamo fatt spogliare dai ritmi di radio blackout, dei vibrisse e della murga, per una street parade translellabifrocia che ha ribaltato la città.

APOCALISSE QUEER! svestitevi, perché verrà il giudizio di dior! per il quarto anno le mostre indecorose e post-sabaude del free(k) han fatto deserto della fetente norma patriarcale, razzista, sessista, specista, abilista, stronzista. se per una giornata è stato sospeso il regime politico eterocissessuale, sia queernevale tutti i giorni, perché cambieremo il mondo! la nostra favolosa fluidità che non fabbrica falsi binomi, non impone una verità, non ammicca ad alcuna legittimazione istituzionale anche quest’anno ha frocizzato l’esistente, e lo fa sempre più in grande.

ETEROSBIRRI PAGATECI L’ELICOTTERO per misurare chi ha la folla più lunga, vi spergiuriamo che non lo useremo per le vacanze su urano! eravamo tantissimu! abbiamo gridato di aborto, spazi safer, di salute dal basso e ricatto dei brevetti, di anticlericalismo e sette religiose, antispecismo, sex working, dei cpr=lager di stato, di pinkwashing internazionale, di gayntrificazione, di sostanze alteranti e stigma sessista, antimachismo, poliamore, sieropposizioni, bdsm politico. abbiamo usato il nostro corpo come primo strumento di lotta e di piacere: abbiamo ballato e perreggiato lungo quelle strade che ci marginalizzano, ci ghettizzano, ci riconoscono solo se consumatori; quelle strade che ci ‘tollerano’ quando siamo decoros, docili, invisibili, travestit da eterocisessuali… e quelle strade sabato scorso hanno goduto con noi. oltre agli interventi programmati abbiamo raccolto testimonianze spontanee da fate e streghe metropolitane che hanno attraversato il corteo: la zia di orlando, fratella suicidato dall’omofobia nella nostra città, ‘torino ti ama’ ha gridato al microfono, e ci si è sciolto il trucco. quella di un compagn spagnol che ci ha raccontato dell’infame omicidio di samuel, mosso sempre da disgustosa omofobia. i vostri nomi non verranno dimenticati! sorell, vi vendicheremo!
GRAZIE a chi ha condiviso corpe ormoni sudori rabbia casse, ai tamburi della murga, ai ripiglini delle chemical, ai dj subumano e yashin, alla brigata spillatresse di birra, allu compagn e complici di lotta della rete transfemminista queer venut a godere con noi da altre città, a chi (ancora) non era con noi, a chi ci stiamo dimenticando. al nostro pride che non è ‘l’anti-pride’ ma uno spazio di (r)esistenza, intersezioAnale, critico, transfemminista, froci@. un pride che non si esaurisce in una giornata: se ti abbiamo fatto battere il cuore e/o il qulo vieni a conoscerci, abbiamo un sacco di marachelle in mente e abbiamo appena iniziato.

ci vediamo in giro,
le vostre cagne

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FREE-K PRIDE 2021: LA FROCESSIONE

✨Free-k Pride: diffidate, siamo un’imitazione!✨

PERCHÉ LA FREE-K PRIDE?
Ci rivendichiamo la carnevalata, il cattivo gusto, la provocazione, la scomodità. Dopo oltre un anno di pandemia possiamo affermare che no, non ne siamo uscitə migliori: al contrario stiamo assistendo a un rigurgito di violenza sessista e omolesbobitransfobica che punisce chi prova ad autodeterminarsi smarcandosi dal regime cis-etero-patriarcale. Se pensi che questo sia un discorso retorico e ideologico la Free-k Pride esce le zanne anche per te e grida per strada che non vogliamo abituarci a vivere in un paese dove una donna viene uccisa ogni tre giorni, spesso da un uomo che ha le chiavi di casa. Che non vogliamo abituarci a vivere in una città dove una ‘borsa arcobaleno’ è un pretesto per essere brutalmente picchiatə per strada; dove un adolescente si butta sotto un treno e anche dopo la morte gli vengono spediti messaggi minatori in riferimento alla sua sessualità.

Non è rilevante se chi tiene in mano una borsa e/o viene bullizzatə a scuola sia gay o meno, come a un certo tipo di giornalismo acchiappaclick piace insinuare. Come translellebifrocie femministe e transfemministe sappiamo che questa violenza è sistemica e strutturale: basta un atteggiamento deviante, un vestitino, un bicchiere di troppo per incappare in chi è stato educato a considerare i nostri corpi a propria disposizione per essere picchiati/stuprati/controllati/eliminati.

SIAMO ANCHE TRADIZIO(A)NALI: ci riprendiamo dunque le strade, anche quest’anno senza chiedere il permesso. A chi vuole toglierci dallo sguardo dellə bambinə: siamo le mostre che sono uscite dall’armadio per frocizzare i vostri padri. A chi vuole farci fare le ‘nostre cose’ a casa nostra: ci pulsano gli ani, le antenne e le cazze, non basta una galassia a contenere il nostro desiderio, figurati un monolocale! A chi vuole strumentalizzare le nostre lotte per battere cassa e prendere voti: non concediamo nessuno spazio a politicanti liberal, sbirraglia varia e capitalismo arcobaleno, vogliamo vendetta frocia!

RIECCOLƏ! Ritornano rivoltosə e si riversano per strada lə indecorosə, per auto-affermarsi e nelle poco parche pose mostrarsi!

CI MUOVE IL PIACERE. Siamo incazzatə e rigettiamo la narrazione della vittima, l’unico costume che sembra esserci permesso vestire quando prendiamo parola pubblicamente. Ebbene, come potrete immaginare il nostro guardaroba straripa. Lottiamo per sovvertire l’esistente partendo da noi, dalle nostre corpe, desideri, ormoni, sorellanze. La Free-k Pride è una mostra antispecista, antirazzista, antifascista. Vieni con noi, vieni su di noi: ti queerivogliamo in strada, infestante e non conforme per sovvertire il dominio dell’eter(n)o cis patriarcato, polverizzare la ‘sacra’ famiglia, far saltare in aria qualsiasi binario e ogni sorta di prigione! Fuoco ai CPR! Corni e scongiuri: liberə di transitare fra generi e confini!

UNA PRIDE S/COPPIATA. Siamo translellebifrocie tutto l’anno, e con il nostro di culo. Anche per questo il pride come ricorrenza/grande evento mondano non ci rappresenta. La retorica rassicurante e normalizzante del #loveislove non ci appartiene, non dobbiamo e non vogliamo riprodurre gli schemi della coppia etero-mono-romantica per essere degnə del vostro supporto e considerazione. Le frocie vogliono molto di più della vostra rappresentazione dell’amore, le frocie vogliono sovvertire lo status quo!

SALUTE E STIGMA. Portiamo in strada i nostri corpi e i nostri percorsi che non si esauriscono certo in una giornata. In quest’ultimo anno la pandemia ha reso ancora più evidente che i corpi considerati sacrificabili sono i corpi che non producono e i corpi che non si riproducono. Abbiamo ragionato insieme sull’accesso alla salute che ci immaginiamo. Come rete cittadina abbiamo inaugurato un ciclo di incontri su stigma e salute che è andato a toccare temi quali HIV, utilizzo di sostanze alteranti e aborto, con un posizionamento transfemminista, antiproibizionista e antiessenzialista, insieme a tantə compagnə di marachelle e consapevoli che i corpi che scegliamo di raccontare sono i nostri corpi. Sieroppositivə gridiamo, brevetti sui farmaci non vi vogliamo! Case farmaceutiche? Monetizzate sulla vostra di salute! Stanche di aspettare in attesa da tre mesi e più, vogliamo risposte CIDIGeM, smettila di fare cisti! Abbiamo urgenza di autoaffermare il nostro genere, autodeterminarci e buttare i preti fuori dalle nostre mutande! Rifiutiamo la capitalizzazione del benessere, vogliamo che la salute sia realmente accessibile per tuttə. Rigettiamo il paternalismo medico così come quello di stato e chiesa: pretendiamo trasparenza e chiarezza sulle opzioni di cura per poter decidere noi consapevolmente sui nostri corpi.

‘GUARDA CHE A MIO PADRE GLI HO GIÀ SPUTATO IN FACCIA, ATTENTO FASCIO CHE NON CI METTO NIENTE’. Il piano di cattofasci e destre – mandanti effettivi di tutte le aggressioni omolesbobitranstuttofobiche – è chiaro: farci tornare a vergognare nelle nostre camerette, farci scomparire dalla scena pubblica, annientarci. Ma per quanto vi sforziate siamo sempre esistitə, esistiamo e continueremo a esistere. Stappatevi le orecchie: ci vorreste mortә o convertitә alla norma, ci avrete ancora più indecorosә, mostruosә e favolosә. E ci stiamo organizzando!

Non un tacco indietro! Concordate su sta fregna! 👠🦄🔥

▶️ Sabato 10 luglio, ore 15, concentramento in piazza Castello

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Slut Walk transfemminista frocia: ancora più indecorosə, mostruosə e favolosə!

Dopo la notizia dell’aggressione a un compagna che attraversa la nostra assemblea e ad altrə compagnə avvenuta sabato 29 a Palermo, abbiamo sentito l’urgenza di scendere in piazza per esprimere tutta la nostra rabbia e tutto il nostro amore con una slut walk (marcia delle puttane). Insieme a noi lo stesso giorno sono scesə con la stessa modalità compagnə della rete transfemminista queer anche a Firenze, Bologna e Rimini. Il giorno dopo anche Palermo si è mobilitata con un flash mob organizzato dal Palermo pride.

A Firenze e Rimini lə compagnə hanno subito a vari livelli intimidazioni e repressione da parte della polizia: a loro tutta la nostra solidarietà e complicità. Siamo esaustə e incazzatə per la violenza omolesbobitransfobica e misogina che dobbiamo subire ogni giorno, ma non smetteremo di scendere in strada: ci vorreste mortə, ci avrete ancora più indecorosə, mostruosə e favolosə!

La nostra marcia delle puttane è partita dai giardini (ir)reali e ha attraversato il centro cittadino, improvvisata e rumorosa, attraversata da strumenti e balli della Murga e dai cori transfemministi e froci.

La nostra prima tappa è stata sotto la sede della Rai di via Rossini, dove abbiamo ricordato a giornalarə e pennivendolə che le loro narrazioni tossiche su violenze e femminicidi ci disgustano, come ci disgustano i tentativi di normalizzare ed edulcorare le nostre relazioni, riportando dentro al dispositivo etero- e omo-normato della “coppia” anche quelle relazioni che quel modello cercano di mettere in discussione e strabordare.

Abbiamo proseguito affiancando la sede universitaria di Palazzo Nuovo, ormai invasa dalle multinazionali del fast food, per arrivare nella centralissima via Po, che abbiamo percorso quasi per intero. Qui gli interventi hanno ribadito che non saranno leggi punitive, istituzioni e polizie a farci sentire più al sicuro. Le strade più sicure le fanno le transfemministe e le frocie che le attraversano.

La marcia ha poi costeggiato piazza Castello, dove si teneva una manifestazione promossa soprattutto da associazioni di giuristə e per l’osservazione delle condizioni detentive, che aveva l’obiettivo di denunciare le violazioni dei diritti umani all’interno dei CPR. Nell’ultimo tratto del nostro percorso, prima di tornare ai giardini (ir)reali, abbiamo ricordato la nostra posizione riguardo ai CPR: i CPR non vanno riformati o resi più umani, vanno chiusi e distrutti, così come tutta la politica di gestione e controllo dei flussi migratori. È stato anche ricordato l’appuntamento per il presidio sotto al CPR del giorno successivo, chiamato dall’assemblea NO CPR Torino e dallo Sportello Il-legale.

Dopo la slut walk ci siamo riunitə in un’assemblea partecipata per iniziare a costruire insieme il Free(K) Pride del 10 luglio. Ci vediamo sempre ai giardini (ir)reali ogni venerdì fino al 10 luglio e il 26 alle 17 per i dialoghi su aborto e stigma (a Manituana).

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Slut Walk 4 giugno

Dopo l’aggressione di un compagna avvenuta sabato sera ci muove tanta rabbia e amore e non possiamo aspettare il 10 luglio per scendere in strada.

L’aggressione di via Maqueda a Palermo (ma poteva essere ovunque!) di sabato sera ha colpito una frocia, una luce di meraviglia e un pozzo di pensieri magici, una persona capace di scoperchiare il marcio di questo sistema senza compromessi e senza rimpianti, con un’allegria smagliante.

Lo attendono 25 giorni per rimettersi in sesto con il naso rotto e i lividi su tutto il volto: questo il prezzo per essere una frocia non conforme.

In questi giorni si svolgono azioni di solidarietà in tutto il paese, per dire basta alla violenza omolesbobitransfobica adesso e ovunque.

Noi lo sappiamo bene che il vestirsi di rosa di Appendino e compagnia brutta non è altro che facciata, dimentica e nociva, infatti, tutto il resto dell’anno rispetto alle rivendicazioni di noi mostruose e intransigenti.
Free(k)Pride rimanda al mittente l’espressione finta e vergognosa di solidarietà da parte di stampa e politic-doppiogiochist, non ce ne facciamo niente.

Ma la solidarietà non si arresta!

Venerdì 4 giugno, ore 16.30 ci troviamo indecorosә e fierә ai giardini (ir)reali lato Fenix (corso S. Maurizio angolo via Rossini) per sbattere in faccia allә omolesbobitransfobicә la nostra esistenza. Porta tutta la tua rabbia, indecorosità, brillantini e fischietti, pentole e tamburi! Per dire basta a tutte le aggressioni machiste e fasciste, squadriste e omolesbobitransfobiche. Ci troviamo insieme ai giardini per prepararci, se lo ritieni opportuno puoi cambiarti lì insieme a noi.

Per maggiori info su come nascono le slut walk: https://it.m.wikipedia.org/wiki/SlutWalk

A seguire ci riuniamo in assemblea pubblica per costruire il Free(K) Pride del 10 luglio, sempre ai giardini (ir)reali lato Fenix.

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Free(k) Pride – Mostrə contro i confini!

(scritto il 13 luglio 2020)
Nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 a New York, nel locale dello StoneWall Inn, iniziava la rivolta frocia contro la repressione poliziesca e conuna società razzista e omolesbobitransfobica che marginalizzava, reprimeva e uccideva chi non rientrava nella norma bianca, cisgender (persone che si identificano nel genere assegnato alla nascita), eterosessuale.
 
Cinquant’anni dopo. Se nel mese di giugno istituzioni, aziende e politicanti si dipingono i calzini di arcobaleno strumentalizzando le nostre lotte per rifarsi la faccia e riempirsi il portafoglio (1), nel resto dell’anno le rinnovate politiche fasciste e neomoraliste continuano a reprimere la libertà di autodeterminazione delle mostruosità libere e antagoniste.
 
Siamo trans, frocie, lelle, intersex, reiette, bisex, puttane, asessuali, infettə, migranti, marginalizzatə a cui viene negato di transitare, esistere, vivere. Non ci siamo dimenticatə di Sylvia, Marsha e delle altre favolosità (2). Non vogliamo ricordarle per mera ricorrenza, attraversando decorosamente una città-vetrina che mentre si vanta di essere inclusiva costruisce confini territoriali e fisici tramite la militarizzazione delle periferie e la criminalizzazione di migranti, emarginatx, trans e dissidenti: la feccia della società. Per noi ricordare i Moti di Stonewall significa celebrare una rivolta, rivendicare il nostro essere sporchə e indecorosə, il nostro migrare e valicare i confini fisici e culturali.
 
Quando i nostri corpi non sono riconducibili alle due categorie stagne uomo-donna sono considerati mostruosi, disturbanti, malati. Ma quanto godiamo coi nostri tentacoli! Rivendichiamo i nostri corpi intersessuali, non binari, in transizione, non conformi per una libertà di espressione piena e autentica slegata da qualsiasi norma imposta. Ci repelle l’idea di famiglia assunta a (unico) modello di nucleo sociale riconosciuto e tutelato, istituzione che come ben sappiamo veicola e riproduce violenze e oppressioni contro donne e soggettività queer. Vogliamo essere liber di scopare, amarci, intessere relazioni, lasciarci, ricostruirci, bastarci.
 
Sabato 13 luglio la rabbia frocia inonderà le strade di Torino, mostruosa e libera.
 
NON UN TACCO INDIETRO contro i confini che ci vengono imposti!
 
UNA SCHECCATA VI SEPPELLIRA’!
 
Free(k) Pride, 
13 luglio h16 Piazza Carlina!
 the frocial mass
(1) stiamo parlando di pinkwashing, letteralmente “lavare di rosa”, termine con cui si intende l’occultamento di politiche repressive da parte di governi e corporation attraverso l’utilizzo strumentale delle lotte femministe ed LGBIT+Q.
 
(2) tra le tante favolosità, Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson – attiviste transgender – hanno guidato e ispirato la rivolta frocia contro la violenza della polizia. Insieme hanno co-fondato l’organizzazione STAR (street transvestite action revolutionares).

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Noi non dormiamo, Nessun* Norma!

(scritto in occasione del primo “Free(K) Pride”, allora “Nessun* Norma!”, che è stato il 28 giugno 2018)

Testo bianco con contorni viola su sfondo nero: 28/06 Piazza Palazzo di Città H:17.30 – Pride indecoroso / Pride è rivolta! Contro frontiere e decoro Nessun* Norma! A seguire H:22.30 – Queerparty / A destra: immagine di un dildo per fisting viola

nell’europa civile e democratica dei diritti e del libero scambio, per qualcunə le frontiere sono sempre più presidiate, recintate, militarizzate. il prezzo che si paga per superarle è scomparire in mare, attraversare le montagne o essere rinchiusə in moderni lager. l’antirazzismo che vogliamo agire non è la commozione perbenista, voyeuristica o assistenziale che alimenta rapporti di potere asimmetrici e neo-coloniali fondati su un’idea d’integrazione lavorista schiacciata sui civilissimi modelli sociali, economici e politici europei. ci disgusta la narrazione di un occidente libero ed emancipato. esprimiamo solidarietà, complicità e mutualismo a chi cerca di abbattere le frontiere con i propri corpi e vissuti non conformi.

leviamo la nostra voce contro le istituzioni benevole, le forze dell’ordine rassicuranti, le componenti normalizzanti, che mentre sfilano in questo pride sono anche al governo con salvini e la lega. non ci allineiamo con le istanze del movimento lgbt mainstream che per poter essere riconosciuto dalla norma ne perpetra i metodi. non vogliamo che i nostri culi vengano brandizzati e strumentalizzati elettoralmente. le stesse istituzioni torinesi che oggi si autocelebrano, bonificano a tavolino quartieri, sovradeterminando corpi e desideri, sgomberano spazi sociali e campi rom nel nome della legalità e del decoro. non partecipiamo felici al rifacimento di quartieri da cui ci avete sbattuto fuori. non vogliamo attraversare spensierate i boulevard sabaudi barricati, non abbiamo intenzione di partecipare al vostro party esclusivo ma soprattutto escludente.

siamo trans*, vacche transumanti, antifasciste, lelle, infette, transfemministə, psiconaute, frocie, punk, antisessiste, precarie, frochattare, antispeciste, queer, queen, squinzie, disokkupate, shampiste, cagne e sorche, mutanti.

ci prendiamo spazi in cui debordare, in cui vivere, mangiare, dormire e godere; luoghi in cui accogliamo e siamo accolte, in cui scambiamo, fluiamo ed espandiamo le nostre reti. siamo le creature dei parchi e delle frasche, pronte a risplendere da quegli angoli bui in cui ci volete relegare. il più alto dei grattacieli o la più cupa delle vostre nuvole non getterà mai ombra sulle nostre r-esistenze.

rifiutiamo le categorie socialmente imposte, viviamo nelle intersezioni, nei confini, nei meticciamenti. non vogliamo incastrarci e ghettizzarci nei binarismi medicalizzati e psicologizzati: i nostri corpi e le nostre sessualità li attraversano, eccedono, deragliano. vomitiamo glitter su ogni tipo di norma. siamo orgogliose di altro e di essere altre. siamo ovunque – veniamo ovunque.

siamo frocie incazzate contro le frontiere, contro il decoro, contro la normalizzazione dei nostri corpi e desideri tuttə liberə di circolare ed autodeterminarsi!

il 28 giugno ci riprendiamo le strade e le piazze dalle quali avete voluto cacciarci: partiremo da piazza palazzo di città alle 17:30 e sfileremo fino a parco dora dove allestiremo lo spazio per un queerparty!
Tutto il ricavato della festa sarà benefit Chez Jesus – Rifugio Autogestito

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