Articoli con tag salute

TANTI AUGURI HIV

tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri aids, tanti auguri a te 🎉🎉

oggi come allora, come sempre e per sempre sieroppositivə! ✨

40 anni son passati da quando per la prima volta si diagnosticò uno strano cancro che colpiva gli omosessuali maschi. una data dirimente, che cambiò le abitudini sessuali di molt dellu nostr sorellu, uno spartiacque che ancor di più sottolineò le differenze di rivendicazione tra gay perbene e froce mostruose e infette.

dopo 40 anni lo stigma sierofobico ha ancora enorme impatto sulle persone che vivono con hiv, e testarsi è per molt motivo di ansia e preoccupazione dopo 40 anni ancora act up, fight back, silence equals death: non possiamo rimanere silenzios di fronte ad un lungo eccidio che mieté le vite di molte queen, luccicanti di rabbia e senza più lacrime, e che ancora reclama i corpi di chi non ha il privilegio di potersi curare.

dopo 40 anni non possiamo restare silenzios di fronte alla tirannia plutocratica delle case farmaceutiche, che sulla pelle nostra e dellu nostr sorellu fanno gran soldoni dopo 40 anni e in una sindemia in corso ancora il sistema dei brevetti privatizza quello che dovrebbe essere sapere universale e universalmente accessibile, lasciando morire centinaia di migliaia di persone nate nel posto sbagliato.

volgiamo salute dal basso e cure per tuttə, prep gratis, abbattimento dello stigma, accesso autodeterminato alle terapie, e molto di più. la ribellione è infettiva, fatti contagiar! 🔥🔥🔥

, , , , , , , , ,

Nessun commento

CAGNE IN FROCESSIONE

CAGNE IN FROCESSIONE contro padre, patria e padrone. questa la fascissima trinità che con euforia degenere, oscena bellezza, amore e rabbia abbiamo fatto a brandelli lo scorso 10 luglio durante la lunga frocessione che ha dissacrato le strade di torino. in continua allerta transfemminista queer ballerina, migliaia di persone si sono riversate splendenti nelle strade, mostrando anche quest’anno l’urgenza di prendere spazio e parola, agire la nostra perversa immaginazione, sovvertire la norma partendo da noi e parlando di noi, senza multinazionali come sponsor/servizi d’ordine/sbirraglia arcobaleno/politicanti liberal a caccia di voti. dieci stazioni della via fro.cis e più di venti interventi (non siamo davvero riuscit a contarli, l’urgenza di narrare, narrarci, denunciare e sognare è stata ed è tracotante). abbiamo sculettato, ci siamo fatt spogliare dai ritmi di radio blackout, dei vibrisse e della murga, per una street parade translellabifrocia che ha ribaltato la città.

APOCALISSE QUEER! svestitevi, perché verrà il giudizio di dior! per il quarto anno le mostre indecorose e post-sabaude del free(k) han fatto deserto della fetente norma patriarcale, razzista, sessista, specista, abilista, stronzista. se per una giornata è stato sospeso il regime politico eterocissessuale, sia queernevale tutti i giorni, perché cambieremo il mondo! la nostra favolosa fluidità che non fabbrica falsi binomi, non impone una verità, non ammicca ad alcuna legittimazione istituzionale anche quest’anno ha frocizzato l’esistente, e lo fa sempre più in grande.

ETEROSBIRRI PAGATECI L’ELICOTTERO per misurare chi ha la folla più lunga, vi spergiuriamo che non lo useremo per le vacanze su urano! eravamo tantissimu! abbiamo gridato di aborto, spazi safer, di salute dal basso e ricatto dei brevetti, di anticlericalismo e sette religiose, antispecismo, sex working, dei cpr=lager di stato, di pinkwashing internazionale, di gayntrificazione, di sostanze alteranti e stigma sessista, antimachismo, poliamore, sieropposizioni, bdsm politico. abbiamo usato il nostro corpo come primo strumento di lotta e di piacere: abbiamo ballato e perreggiato lungo quelle strade che ci marginalizzano, ci ghettizzano, ci riconoscono solo se consumatori; quelle strade che ci ‘tollerano’ quando siamo decoros, docili, invisibili, travestit da eterocisessuali… e quelle strade sabato scorso hanno goduto con noi. oltre agli interventi programmati abbiamo raccolto testimonianze spontanee da fate e streghe metropolitane che hanno attraversato il corteo: la zia di orlando, fratella suicidato dall’omofobia nella nostra città, ‘torino ti ama’ ha gridato al microfono, e ci si è sciolto il trucco. quella di un compagn spagnol che ci ha raccontato dell’infame omicidio di samuel, mosso sempre da disgustosa omofobia. i vostri nomi non verranno dimenticati! sorell, vi vendicheremo!
GRAZIE a chi ha condiviso corpe ormoni sudori rabbia casse, ai tamburi della murga, ai ripiglini delle chemical, ai dj subumano e yashin, alla brigata spillatresse di birra, allu compagn e complici di lotta della rete transfemminista queer venut a godere con noi da altre città, a chi (ancora) non era con noi, a chi ci stiamo dimenticando. al nostro pride che non è ‘l’anti-pride’ ma uno spazio di (r)esistenza, intersezioAnale, critico, transfemminista, froci@. un pride che non si esaurisce in una giornata: se ti abbiamo fatto battere il cuore e/o il qulo vieni a conoscerci, abbiamo un sacco di marachelle in mente e abbiamo appena iniziato.

ci vediamo in giro,
le vostre cagne

, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Nessun commento

FREE-K PRIDE 2021: LA FROCESSIONE

✨Free-k Pride: diffidate, siamo un’imitazione!✨

PERCHÉ LA FREE-K PRIDE?
Ci rivendichiamo la carnevalata, il cattivo gusto, la provocazione, la scomodità. Dopo oltre un anno di pandemia possiamo affermare che no, non ne siamo uscitə migliori: al contrario stiamo assistendo a un rigurgito di violenza sessista e omolesbobitransfobica che punisce chi prova ad autodeterminarsi smarcandosi dal regime cis-etero-patriarcale. Se pensi che questo sia un discorso retorico e ideologico la Free-k Pride esce le zanne anche per te e grida per strada che non vogliamo abituarci a vivere in un paese dove una donna viene uccisa ogni tre giorni, spesso da un uomo che ha le chiavi di casa. Che non vogliamo abituarci a vivere in una città dove una ‘borsa arcobaleno’ è un pretesto per essere brutalmente picchiatə per strada; dove un adolescente si butta sotto un treno e anche dopo la morte gli vengono spediti messaggi minatori in riferimento alla sua sessualità.

Non è rilevante se chi tiene in mano una borsa e/o viene bullizzatə a scuola sia gay o meno, come a un certo tipo di giornalismo acchiappaclick piace insinuare. Come translellebifrocie femministe e transfemministe sappiamo che questa violenza è sistemica e strutturale: basta un atteggiamento deviante, un vestitino, un bicchiere di troppo per incappare in chi è stato educato a considerare i nostri corpi a propria disposizione per essere picchiati/stuprati/controllati/eliminati.

SIAMO ANCHE TRADIZIO(A)NALI: ci riprendiamo dunque le strade, anche quest’anno senza chiedere il permesso. A chi vuole toglierci dallo sguardo dellə bambinə: siamo le mostre che sono uscite dall’armadio per frocizzare i vostri padri. A chi vuole farci fare le ‘nostre cose’ a casa nostra: ci pulsano gli ani, le antenne e le cazze, non basta una galassia a contenere il nostro desiderio, figurati un monolocale! A chi vuole strumentalizzare le nostre lotte per battere cassa e prendere voti: non concediamo nessuno spazio a politicanti liberal, sbirraglia varia e capitalismo arcobaleno, vogliamo vendetta frocia!

RIECCOLƏ! Ritornano rivoltosə e si riversano per strada lə indecorosə, per auto-affermarsi e nelle poco parche pose mostrarsi!

CI MUOVE IL PIACERE. Siamo incazzatə e rigettiamo la narrazione della vittima, l’unico costume che sembra esserci permesso vestire quando prendiamo parola pubblicamente. Ebbene, come potrete immaginare il nostro guardaroba straripa. Lottiamo per sovvertire l’esistente partendo da noi, dalle nostre corpe, desideri, ormoni, sorellanze. La Free-k Pride è una mostra antispecista, antirazzista, antifascista. Vieni con noi, vieni su di noi: ti queerivogliamo in strada, infestante e non conforme per sovvertire il dominio dell’eter(n)o cis patriarcato, polverizzare la ‘sacra’ famiglia, far saltare in aria qualsiasi binario e ogni sorta di prigione! Fuoco ai CPR! Corni e scongiuri: liberə di transitare fra generi e confini!

UNA PRIDE S/COPPIATA. Siamo translellebifrocie tutto l’anno, e con il nostro di culo. Anche per questo il pride come ricorrenza/grande evento mondano non ci rappresenta. La retorica rassicurante e normalizzante del #loveislove non ci appartiene, non dobbiamo e non vogliamo riprodurre gli schemi della coppia etero-mono-romantica per essere degnə del vostro supporto e considerazione. Le frocie vogliono molto di più della vostra rappresentazione dell’amore, le frocie vogliono sovvertire lo status quo!

SALUTE E STIGMA. Portiamo in strada i nostri corpi e i nostri percorsi che non si esauriscono certo in una giornata. In quest’ultimo anno la pandemia ha reso ancora più evidente che i corpi considerati sacrificabili sono i corpi che non producono e i corpi che non si riproducono. Abbiamo ragionato insieme sull’accesso alla salute che ci immaginiamo. Come rete cittadina abbiamo inaugurato un ciclo di incontri su stigma e salute che è andato a toccare temi quali HIV, utilizzo di sostanze alteranti e aborto, con un posizionamento transfemminista, antiproibizionista e antiessenzialista, insieme a tantə compagnə di marachelle e consapevoli che i corpi che scegliamo di raccontare sono i nostri corpi. Sieroppositivə gridiamo, brevetti sui farmaci non vi vogliamo! Case farmaceutiche? Monetizzate sulla vostra di salute! Stanche di aspettare in attesa da tre mesi e più, vogliamo risposte CIDIGeM, smettila di fare cisti! Abbiamo urgenza di autoaffermare il nostro genere, autodeterminarci e buttare i preti fuori dalle nostre mutande! Rifiutiamo la capitalizzazione del benessere, vogliamo che la salute sia realmente accessibile per tuttə. Rigettiamo il paternalismo medico così come quello di stato e chiesa: pretendiamo trasparenza e chiarezza sulle opzioni di cura per poter decidere noi consapevolmente sui nostri corpi.

‘GUARDA CHE A MIO PADRE GLI HO GIÀ SPUTATO IN FACCIA, ATTENTO FASCIO CHE NON CI METTO NIENTE’. Il piano di cattofasci e destre – mandanti effettivi di tutte le aggressioni omolesbobitranstuttofobiche – è chiaro: farci tornare a vergognare nelle nostre camerette, farci scomparire dalla scena pubblica, annientarci. Ma per quanto vi sforziate siamo sempre esistitə, esistiamo e continueremo a esistere. Stappatevi le orecchie: ci vorreste mortә o convertitә alla norma, ci avrete ancora più indecorosә, mostruosә e favolosә. E ci stiamo organizzando!

Non un tacco indietro! Concordate su sta fregna! 👠🦄🔥

▶️ Sabato 10 luglio, ore 15, concentramento in piazza Castello

, , , , , , , , , , ,

Nessun commento

Dialoghi su salute e stigma

Come rete Free(K) Pride abbiamo sentito la necessità di avviare un percorso di discussione critica, autoformazione e riflessione sul tema della salute.

La nostra rete ha un approccio antiessenzialista, anticapitalista e antiautoritario, e lungo questi tre assi abbiamo orientato la nostra riflessione.

Siamo consapevoli che tanta parte della tecnica medicale serve gli interessi di chi bada solo al profitto. Rigettiamo tuttavia ogni approccio essenzialista che si fondi sulla deificazione della natura, che inchioda gli individui in ruoli e corpi rigidi. Rifiutiamo qualsiasi approccio normalizzante: critichiamo l’eccessiva medicalizzazione ma allo stesso tempo rigettiamo un’astratta contrapposizione tra natura e tecnica.
Con medicalizzazione intendiamo quella tendenza, diffusa a partire dal XVIII secolo, a ricorrere agli strumenti e alle categorie della medicina per definire e gestire condizioni umane che prima non erano considerate patologie (per esempio: invecchiamento, menopausa, “dipendenze”, differenze nell’orientamento sessuale e nell’identità di genere, differenze nell’apprendimento scolastico, differenze negli stati d’animo e nei modi di essere nel mondo, come la tristezza e la timidezza). Abbiamo riflettuto su come i concetti stessi di “salute” e “malattia” non sono concetti statici e “oggettivi”, ma la loro definizione cambia nel tempo e nello spazio e spesso dipende dalle dinamiche di potere agite nella società. Una pratica di resistenza alla medicalizzazione, per esempio, è quella dell’organizzazione di gruppi di pressione che riescono a influenzare l’opinione pubblica cambiando la percezione sociale (e in seguito la definizione medica) di ciò che è patologico, come è stato per il caso della depatologizzazione dell’omosessualità. Noi ci rivendichiamo le nostre differenze e le nostre mostruosità.

Per quanto riguarda l’asse della riflessione anticapitalista, pensiamo che la pandemia abbia reso ancora più evidente quanto le dinamiche di potere e le logiche di mercato influenzino anche l’organizzazione e le pratiche del sistema sanitario nella nostra società: nelle situazioni di emergenza, con un SSN già fortemente provato dai tagli, i corpi considerati sacrificabili sono i corpi che non producono. Il sistema medico contemporaneo è inserito all’interno di un sistema capitalista che non può prescindere dal calcolo del profitto e ne segue inevitabilmente le logiche.

Venendo al terzo asse, abbiamo individuato come problematico il rapporto tra operator_ sanitar_ e pazienti, ancora guidato da un approccio fortemente paternalistico: rimane prassi comune occultare alcune informazioni al_ paziente, non prendersi il tempo per spiegare al_ paziente dettagliatamente le sue condizioni e le opzioni di cura possibili e ascoltare quali sono le sue opinioni e reazioni in merito. In sintesi: un approccio fondato sulla tecnica e sulla cura dei sintomi, che non tiene conto pienamente dell’autodeterminazione del_ paziente e della sua personale percezione e definizione di che cos’è il benessere.

Questi tre assi sono per noi fittamente intrecciati e si influenzano a vicenda.

Abbiamo quindi sentito la necessità di estendere una riflessione sulle pratiche di mutualismo e scambio di conoscenze “dal basso”, che superino la deresponsabilizzazione de_ pazienti e la delega alla figura degli/delle espert_ e sulle possibilità di una divulgazione scientifica che sia il più accessibile possibile. Vorremmo ragionare su una riappropriazione di saperi che eviti derive antiscientifiche ma, allo stesso tempo, punti alla distruzione delle logiche capitalistiche e paternalistiche e/o elitarie. Rivendichiamo con forza un uso delle tecniche e dei saperi medici che siano davvero a servizio delle comunità, che non siano calati dall’alto, che siano liberi e accessibili a tutt_ secondo l’autodeterminazione delle singole persone.

Per tutti questi motivi lanciamo una serie di dialoghi nei quali continueremo a interrogarci su che cosa vuol dire salute per noi, qual è l’approccio politico alla salute emerso dalla gestione della pandemia, quali sono i parallelismi tra questa gestione e la gestione medica e politica di altre condizioni su cui pesa lo stigma sociale (HIV, uso di sostanze, aborto, sofferenza psichica).

1) VENERDÌ 9 APRILE alle 21: SIERO(P)POSITIVE: dialoghi tra HIV, stigma e buoni affari in tempo di pandemia (online, si può rivedere qui: https://youtu.be/vIC_ocgFZ6Y)

2) VENERDÌ 28 MAGGIO alle 17.30: IN-DIPENDENZE: corpi e sostanze tra desiderio e stigma (presso Manituana – Laboratorio Culturale Autogestito, Largo Maurizio Vitale 113, Torino)

3) SABATO 26 GIUGNO alle 17.30: DE-GENERAZIONI: dialoghi sull’aborto tra stigma, legalità e illegalità (presso Manituana – Laboratorio Culturale Autogestito, Largo Maurizio Vitale 113, Torino)

4) DOMENICA 12 DICEMBRE alle 16.00: (S)CONFINI DI GENERE: dialoghi sul controllo medico-psichiatrico dei corpi trans e froci (presso CSOA Gabrio, via Millio 42, Torino)

, , , , , ,

Nessun commento