Articoli con tag queer
CAGNE IN FROCESSIONE
Scritto da freekblog in Frocerie, Frontiere e confini, General, Omolesbobitransfobia, Salute e corpi, Trans, Transfemminismo il 16/07/2021
CAGNE IN FROCESSIONE contro padre, patria e padrone. questa la fascissima trinità che con euforia degenere, oscena bellezza, amore e rabbia abbiamo fatto a brandelli lo scorso 10 luglio durante la lunga frocessione che ha dissacrato le strade di torino. in continua allerta transfemminista queer ballerina, migliaia di persone si sono riversate splendenti nelle strade, mostrando anche quest’anno l’urgenza di prendere spazio e parola, agire la nostra perversa immaginazione, sovvertire la norma partendo da noi e parlando di noi, senza multinazionali come sponsor/servizi d’ordine/sbirraglia arcobaleno/politicanti liberal a caccia di voti. dieci stazioni della via fro.cis e più di venti interventi (non siamo davvero riuscit a contarli, l’urgenza di narrare, narrarci, denunciare e sognare è stata ed è tracotante). abbiamo sculettato, ci siamo fatt spogliare dai ritmi di radio blackout, dei vibrisse e della murga, per una street parade translellabifrocia che ha ribaltato la città.
APOCALISSE QUEER! svestitevi, perché verrà il giudizio di dior! per il quarto anno le mostre indecorose e post-sabaude del free(k) han fatto deserto della fetente norma patriarcale, razzista, sessista, specista, abilista, stronzista. se per una giornata è stato sospeso il regime politico eterocissessuale, sia queernevale tutti i giorni, perché cambieremo il mondo! la nostra favolosa fluidità che non fabbrica falsi binomi, non impone una verità, non ammicca ad alcuna legittimazione istituzionale anche quest’anno ha frocizzato l’esistente, e lo fa sempre più in grande.
ETEROSBIRRI PAGATECI L’ELICOTTERO per misurare chi ha la folla più lunga, vi spergiuriamo che non lo useremo per le vacanze su urano! eravamo tantissimu! abbiamo gridato di aborto, spazi safer, di salute dal basso e ricatto dei brevetti, di anticlericalismo e sette religiose, antispecismo, sex working, dei cpr=lager di stato, di pinkwashing internazionale, di gayntrificazione, di sostanze alteranti e stigma sessista, antimachismo, poliamore, sieropposizioni, bdsm politico. abbiamo usato il nostro corpo come primo strumento di lotta e di piacere: abbiamo ballato e perreggiato lungo quelle strade che ci marginalizzano, ci ghettizzano, ci riconoscono solo se consumatori; quelle strade che ci ‘tollerano’ quando siamo decoros, docili, invisibili, travestit da eterocisessuali… e quelle strade sabato scorso hanno goduto con noi. oltre agli interventi programmati abbiamo raccolto testimonianze spontanee da fate e streghe metropolitane che hanno attraversato il corteo: la zia di orlando, fratella suicidato dall’omofobia nella nostra città, ‘torino ti ama’ ha gridato al microfono, e ci si è sciolto il trucco. quella di un compagn spagnol che ci ha raccontato dell’infame omicidio di samuel, mosso sempre da disgustosa omofobia. i vostri nomi non verranno dimenticati! sorell, vi vendicheremo!
GRAZIE a chi ha condiviso corpe ormoni sudori rabbia casse, ai tamburi della murga, ai ripiglini delle chemical, ai dj subumano e yashin, alla brigata spillatresse di birra, allu compagn e complici di lotta della rete transfemminista queer venut a godere con noi da altre città, a chi (ancora) non era con noi, a chi ci stiamo dimenticando. al nostro pride che non è ‘l’anti-pride’ ma uno spazio di (r)esistenza, intersezioAnale, critico, transfemminista, froci@. un pride che non si esaurisce in una giornata: se ti abbiamo fatto battere il cuore e/o il qulo vieni a conoscerci, abbiamo un sacco di marachelle in mente e abbiamo appena iniziato.
ci vediamo in giro,
le vostre cagne
Dialoghi su salute e stigma
Scritto da freekblog in Frocerie, Salute e corpi, Transfemminismo il 03/04/2021
Come rete Free(K) Pride abbiamo sentito la necessità di avviare un percorso di discussione critica, autoformazione e riflessione sul tema della salute.
La nostra rete ha un approccio antiessenzialista, anticapitalista e antiautoritario, e lungo questi tre assi abbiamo orientato la nostra riflessione.
Siamo consapevoli che tanta parte della tecnica medicale serve gli interessi di chi bada solo al profitto. Rigettiamo tuttavia ogni approccio essenzialista che si fondi sulla deificazione della natura, che inchioda gli individui in ruoli e corpi rigidi. Rifiutiamo qualsiasi approccio normalizzante: critichiamo l’eccessiva medicalizzazione ma allo stesso tempo rigettiamo un’astratta contrapposizione tra natura e tecnica.
Con medicalizzazione intendiamo quella tendenza, diffusa a partire dal XVIII secolo, a ricorrere agli strumenti e alle categorie della medicina per definire e gestire condizioni umane che prima non erano considerate patologie (per esempio: invecchiamento, menopausa, “dipendenze”, differenze nell’orientamento sessuale e nell’identità di genere, differenze nell’apprendimento scolastico, differenze negli stati d’animo e nei modi di essere nel mondo, come la tristezza e la timidezza). Abbiamo riflettuto su come i concetti stessi di “salute” e “malattia” non sono concetti statici e “oggettivi”, ma la loro definizione cambia nel tempo e nello spazio e spesso dipende dalle dinamiche di potere agite nella società. Una pratica di resistenza alla medicalizzazione, per esempio, è quella dell’organizzazione di gruppi di pressione che riescono a influenzare l’opinione pubblica cambiando la percezione sociale (e in seguito la definizione medica) di ciò che è patologico, come è stato per il caso della depatologizzazione dell’omosessualità. Noi ci rivendichiamo le nostre differenze e le nostre mostruosità.
Per quanto riguarda l’asse della riflessione anticapitalista, pensiamo che la pandemia abbia reso ancora più evidente quanto le dinamiche di potere e le logiche di mercato influenzino anche l’organizzazione e le pratiche del sistema sanitario nella nostra società: nelle situazioni di emergenza, con un SSN già fortemente provato dai tagli, i corpi considerati sacrificabili sono i corpi che non producono. Il sistema medico contemporaneo è inserito all’interno di un sistema capitalista che non può prescindere dal calcolo del profitto e ne segue inevitabilmente le logiche.
Venendo al terzo asse, abbiamo individuato come problematico il rapporto tra operator_ sanitar_ e pazienti, ancora guidato da un approccio fortemente paternalistico: rimane prassi comune occultare alcune informazioni al_ paziente, non prendersi il tempo per spiegare al_ paziente dettagliatamente le sue condizioni e le opzioni di cura possibili e ascoltare quali sono le sue opinioni e reazioni in merito. In sintesi: un approccio fondato sulla tecnica e sulla cura dei sintomi, che non tiene conto pienamente dell’autodeterminazione del_ paziente e della sua personale percezione e definizione di che cos’è il benessere.
Questi tre assi sono per noi fittamente intrecciati e si influenzano a vicenda.
Abbiamo quindi sentito la necessità di estendere una riflessione sulle pratiche di mutualismo e scambio di conoscenze “dal basso”, che superino la deresponsabilizzazione de_ pazienti e la delega alla figura degli/delle espert_ e sulle possibilità di una divulgazione scientifica che sia il più accessibile possibile. Vorremmo ragionare su una riappropriazione di saperi che eviti derive antiscientifiche ma, allo stesso tempo, punti alla distruzione delle logiche capitalistiche e paternalistiche e/o elitarie. Rivendichiamo con forza un uso delle tecniche e dei saperi medici che siano davvero a servizio delle comunità, che non siano calati dall’alto, che siano liberi e accessibili a tutt_ secondo l’autodeterminazione delle singole persone.
Per tutti questi motivi lanciamo una serie di dialoghi nei quali continueremo a interrogarci su che cosa vuol dire salute per noi, qual è l’approccio politico alla salute emerso dalla gestione della pandemia, quali sono i parallelismi tra questa gestione e la gestione medica e politica di altre condizioni su cui pesa lo stigma sociale (HIV, uso di sostanze, aborto, sofferenza psichica).
1) VENERDÌ 9 APRILE alle 21: SIERO(P)POSITIVE: dialoghi tra HIV, stigma e buoni affari in tempo di pandemia (online, si può rivedere qui: https://youtu.be/vIC_ocgFZ6Y)
2) VENERDÌ 28 MAGGIO alle 17.30: IN-DIPENDENZE: corpi e sostanze tra desiderio e stigma (presso Manituana – Laboratorio Culturale Autogestito, Largo Maurizio Vitale 113, Torino)
3) SABATO 26 GIUGNO alle 17.30: DE-GENERAZIONI: dialoghi sull’aborto tra stigma, legalità e illegalità (presso Manituana – Laboratorio Culturale Autogestito, Largo Maurizio Vitale 113, Torino)
4) DOMENICA 12 DICEMBRE alle 16.00: (S)CONFINI DI GENERE: dialoghi sul controllo medico-psichiatrico dei corpi trans e froci (presso CSOA Gabrio, via Millio 42, Torino)
Noi non dormiamo, Nessun* Norma!
Scritto da freekblog in Frocerie, Frontiere e confini, General, Transfemminismo il 29/12/2020
(scritto in occasione del primo “Free(K) Pride”, allora “Nessun* Norma!”, che è stato il 28 giugno 2018)
nell’europa civile e democratica dei diritti e del libero scambio, per qualcunə le frontiere sono sempre più presidiate, recintate, militarizzate. il prezzo che si paga per superarle è scomparire in mare, attraversare le montagne o essere rinchiusə in moderni lager. l’antirazzismo che vogliamo agire non è la commozione perbenista, voyeuristica o assistenziale che alimenta rapporti di potere asimmetrici e neo-coloniali fondati su un’idea d’integrazione lavorista schiacciata sui civilissimi modelli sociali, economici e politici europei. ci disgusta la narrazione di un occidente libero ed emancipato. esprimiamo solidarietà, complicità e mutualismo a chi cerca di abbattere le frontiere con i propri corpi e vissuti non conformi.
leviamo la nostra voce contro le istituzioni benevole, le forze dell’ordine rassicuranti, le componenti normalizzanti, che mentre sfilano in questo pride sono anche al governo con salvini e la lega. non ci allineiamo con le istanze del movimento lgbt mainstream che per poter essere riconosciuto dalla norma ne perpetra i metodi. non vogliamo che i nostri culi vengano brandizzati e strumentalizzati elettoralmente. le stesse istituzioni torinesi che oggi si autocelebrano, bonificano a tavolino quartieri, sovradeterminando corpi e desideri, sgomberano spazi sociali e campi rom nel nome della legalità e del decoro. non partecipiamo felici al rifacimento di quartieri da cui ci avete sbattuto fuori. non vogliamo attraversare spensierate i boulevard sabaudi barricati, non abbiamo intenzione di partecipare al vostro party esclusivo ma soprattutto escludente.
siamo trans*, vacche transumanti, antifasciste, lelle, infette, transfemministə, psiconaute, frocie, punk, antisessiste, precarie, frochattare, antispeciste, queer, queen, squinzie, disokkupate, shampiste, cagne e sorche, mutanti.
ci prendiamo spazi in cui debordare, in cui vivere, mangiare, dormire e godere; luoghi in cui accogliamo e siamo accolte, in cui scambiamo, fluiamo ed espandiamo le nostre reti. siamo le creature dei parchi e delle frasche, pronte a risplendere da quegli angoli bui in cui ci volete relegare. il più alto dei grattacieli o la più cupa delle vostre nuvole non getterà mai ombra sulle nostre r-esistenze.
rifiutiamo le categorie socialmente imposte, viviamo nelle intersezioni, nei confini, nei meticciamenti. non vogliamo incastrarci e ghettizzarci nei binarismi medicalizzati e psicologizzati: i nostri corpi e le nostre sessualità li attraversano, eccedono, deragliano. vomitiamo glitter su ogni tipo di norma. siamo orgogliose di altro e di essere altre. siamo ovunque – veniamo ovunque.
siamo frocie incazzate contro le frontiere, contro il decoro, contro la normalizzazione dei nostri corpi e desideri tuttə liberə di circolare ed autodeterminarsi!
il 28 giugno ci riprendiamo le strade e le piazze dalle quali avete voluto cacciarci: partiremo da piazza palazzo di città alle 17:30 e sfileremo fino a parco dora dove allestiremo lo spazio per un queerparty!
Tutto il ricavato della festa sarà benefit Chez Jesus – Rifugio Autogestito